
Campo Missionario in Etiopia con i Frati Cappuccini dell’Emilia Romagna, dal 26 Dicembre 2024 al 12 Gennaio 2025
Premessa
Attraverso Associazione Annachiara, dal 2023, stiamo sostenendo il progetto “Addotta la scuola” che i frati cappuccini dell’Emilia Romangna hanno lanciato per l’Etiopia. Volendo andare ben oltre il mero, seppur fondamentale, sostegno economico, siamo entrati in contatto con i frati per capire con quali ulteriori modalità poter sostenere i loro progetti educativi sul territorio etiope. Di conseguenza é nata l’idea di partecipare al campo missionario che i frati organizzano annualmente con i ragazzi e le ragazze volontari tra Dicembre e Gennaio.
Questa é stata l’occasione per poter toccare con mano l’operato dei frati in Etiopia e per poter prendere ulteriori contatti in modo da sostenere altri progetti sul territorio per i prossimi anni. Infatti, il campo missionario oltre a prevedere una parte di lavoro volontario con i ragazzi del posto (laboratori e giochi) é stato organizzato in modo da far conoscere anche le ulteriori missioni che i frati portano avanti e sostengono da quasi 60 anni sul territorio del sud dell’Etiopia.
Possiamo quindi affermare che questo é stato un punto di partenza per ulteriori collaborazioni che porteremo avanti durante i prossimi anni, in particolare per quanto riguarda lo Smiling Children di Soddo.

Smiling Children di Soddo
Il viaggio é iniziato dall’aereoporto di Bologna, con scalo ad Istanbul, fino ad Addis Ababa (così come é chiamata localmente), capitale dell’Etiopia.
Proprio durante lo scalo ad Istanbul, il mio telefono, vecchio e decrepito a causa di varie cadute, ha smesso di funzionare. Probabilmente questa é stata una delle miglior cose che potesse capitarmi, dato che ho potuto focalizzarmi solamente sull’esperienza e sul momento presente per tutto il resto del viaggio.
Arrivati ad Addis Ababa abbiamo passato li la prima notte, per poi ripartire al mattino presto del giorno dopo, dato che per arrivare a Soddo, capitale del Wolayta (Southern Nation) ci aspettavano ben 8 ore e mezza di viaggio in bus.
Onestamente é stato impressionante vedere il numero di palazzi, torri, cantieri e costruzioni nella capitale, come altrettano é stato impressionante vedere le baracche ai lati della strada man mano che ci siamo allontanati dal centro. A quanto pare l’attuale presidente ha intenzione di tirare a lucido la capitale, dimenticandosi però delle periferie e di tutto ció che é lontano da essa, ovvero milioni e milioni di etiopi. Addis Ababa é una tra le principali capitali africane, proprio li é stato eretto il palazzo della conferenza degli stati africani, 56 piani, ogni piano dedicato ad uno dei paesi del continente, ed i cinesi stanno investendo strategicamente. Infatti in cambio di infrastrutture quali strade, treni, palazzi, i cinesi hanno ottuneto diritti sull’utilizzo delle materie prime e delle risosrse naturali del territorio.
Usciti dalla capitale il nostro viaggio é continuato per ore tra paesaggi rurali e villaggi pieni di persone che si muovevano sulla stessa, unica, strada. Infatti la maggior parte delle persone non puó permettersi un mezzo di trasposto, non tutti possono muoversi in jeep od in bus, quindi migliaia di persone ogni giorno si spostano per ore a piedi o con carretti trainati da asini, per poter raggiungere i villaggi e commerciare (vendere principarlmente bestiame, frutta e verdura).
Dopo il lungo viaggio siamo finalmente arrivati alla nostra prima destinazione: lo Smiling Children di Soddo.

Questo centro si occupa di ridare dignità e futuro ai ragazzi di strada. Infatti, per varie ragioni di carattere economico, sociale e familiare, in Etiopia molti ragazzi minorenni rischiano di diventare senza tetto. Non é raro incontrare ragazzini, anche molto piccoli, vivere per strada abbandonati a se stessi.
Il centro ospita circa 100 ragazzi, dagli 8 ai 18 anni, piú qualcuno che attualmente studia all’universitá. Lo Smiling Children si occupa di dare alloggio, riparo, cibo ed istruzione a questi ragazzi. Ogni giorno i ragazzi vengono mandati nelle scuole della cittá, per poi ritrovarsi tutti insieme la sera.
Lo Smiling Children é stato fondato vari decenni fa da padre Marcello, chiamato “abba”, ed oggi giorno é gestito direttamente da uno dei primi ragazzi che era stato accolto dallo stesso padre Marcello all’inizio dell’attivitá del centro. A mio parere é qualcosa di estramente positivo, vedere come una struttara nata da italiani, sia nel tempo diventata interamente gestita dagli stessi ragazzi etiopi che hanno trovato riparo e casa in quella struttura. Ovviamente gli aiuti dall’Italia, in particolar modo dalle Marche, continuano, però é fondamentale vedere come il progetto si stia sviluppando sempre di piú per diventare autonomo ed autogestito con le risorse etiopi.
Nei giorni che abbiamo passato allo Smiling ci siamo dati da fare per organizzare giochi di gruppo e laboratori per tutti i bambini del centro. Come sempre in questi casi, quando si viaggia per voler aiutare e portare qualcosa di buono a chi piú ne ha bisogno, poi si finisce per sentirsi quasi inutili, ed alla fine é sempre piú quello che si riceve rispetto a quello che si riesce a donare. L’accoglienza, il calore, la gioia, il rispetto, l’affetto di questi bambini infatti sono stati sovrastanti e ci hanno riempito l’anima di gioia.


Le giornate di giochi e laboratori sono state un successo, abbiamo anche organizzato una competizione di ballo “Soddo’s got Talent” nella quale i ragazzi hanno dato vita a balli di gruppo, dimostrando di avere nel sangue un ritmo innato. Abbiamo anche fatto un’escursione in montagna fino a 3000 metri, con i ragazzi del centro che, per di piu in ciabatte, ci prendevano per mano e ci aiutavano passo passo a salire ed a scendere (nel mio caso quasi trasportandomi in braccio dato che nella salita mi ero mezzo distrutto un dito del piede…).



Dopo tutti questi giorni passati insieme non é stato facile salutare i ragazzi, ma era giunto il momento di proseguire nella seconda tappa del nostro viaggio. Fisicamente distrutti da tutte le energie spese per far giocare i ragazzi, ma con il cuore pieno di gioia, siamo partiti per il Dawuro, la regione vicina, a circa 3 ore e mezza di jeep.

Dawro Konta
Per la seconda parte del viaggio missionario ci siamo spostati ad ovest di Soddo di circa 3 ore e mezza, attraversando il fiume Omo, per giungere nel cuore della regione del Dawro Konta.
In questa regione abbiamo potuto toccare con mano la vita quotidiana delle persone che vivono nei villaggi locali, in particolare a Gassa, ed abbiamo potuto condividere con loro varie esperienze, alternando anche momenti di riflessione e meditazione.
Sono rimasto estremamente impressionato nel vedere la quantità di persone che vivono senza accesso ai servizi basici, come acqua, elettricità, cliniche mediche e strade. Vedere persone spostarsi a piedi tra i villaggi, quotidianamente, durante ore ed ore di cammino, per poter accedere a fonti di acqua o per poter commerciare qualcosa, mi ha fatto pensare a quanto, senza accorgercene, siamo estremamente fortunati noi occidentali, che viviamo in una “normalità” piena di opportunità e di comodità che diamo continuamente per scontate. Al contrario, la maggior parte delle persone che vivino in questo mondo non hanno accesso allo stesso benessere ed alle stesse condizioni di vita di cui noi godiamo. Vederlo dal vivo é diverso che sentirlo dire in TV o alla radio.

Nel villaggio di Gassa abbiamo passato due giorni insieme ad un gruppo di giovani/adulti provenienti dai vari villaggi vicini, ed insieme abbiamo trattato in particolare tre temi: famiglia, ecologia e social network.
In quest’occasione, potendoci confrontare per la prima volta con ragazzi e ragazze (poche) della nostrà età, ci siamo resi conto delle differenze sociali e culturali rispetto ai coetanei etiopi. Per esempio, le persone non sposate dopo i 20 anni, ci tenevano a giustificarci varie volte il perché non erano ancora sposate, quasi come se si sentissero colpevoli, e quando poi si rendevano conto che la maggior parte di noi, alcuni ben oltre i 20 anni, non erano ne sposati ne fidanzati, rimanevano letteralmente sconvolti. Abbiamo condiviso e fatto riflessioni davvero profonde ed importanti, le differenze ci hanno aiutato a rispettarci ed a toccare livelli di condivisione davvero profondi. Questi scambi culturali sono quelli che piú arrichiscono la vita delle persone che si mettono in viaggio verso paesi lontani, bisogna farne tesoro.
Ci siamo resi conto che per i ragazzi della nostra età il problema principale é legato alla mancanza di opportunitá lavorative al di fuori dell’ambito rurale. Mentre per le ragazze, oltre allo stesso problema del lavoro, abbiamo anche riscrontrato ulteriori problematiche legate al loro ruolo tendenzialmente sottomesso nella società. Infatti abbiamo scoperto che i matrimoni combinati, anche tra persone di età sensibilmente diverse, sono abbastanza comuni, e che putroppo molte ragazze non hanno la possibilità di avere voce in capitolo al riguardo, e men che meno di studiare o di prendere altre strade, se non magari quella della vocazione religiosa, quasi come se fosse l’unica scappatoia.

In questo confronto con i nostri coetanei etiopi un punto cardine del mio pensiero é entrato in crisi.
Ho sempre pensato e sostenuto che lo studio e l’educazione, fossero l’unica strada per poter cambiare in modo radicalmente positivo la vita delle persone, in particolare la vita dei bambini e delle bambine. Nei fatti peró mi sono reso conto che lo studio di per se non basta. Se non esistono sbocchi lavorativi, accessibili e relazionati con ció che si ha studiato, anche una laurea rischia di non portare nessun frutto quando si tratta di diventare persone adulte ed indipendenti (il che é possibile solo attraverso un lavoro ed uno stipendio dignitosi).
Mi é letteralmente crollato un mito.
Allo stesso tempo questa doccia fredda di realtà mi ha fatto molto bene. Confrontarsi con la realtà e capire in profondità quali sono gli ostacoli reali é il primo passaggio necessario per poter affrontarli. Adesso ho chiaro che in certi contesti particolarmente complicati del mondo, lo studio deve essere orientato e indirizzato a future opportunitá lavorative reali e concrete. Magari in Italia é giusto studiare prima di tutto per arricchirsi da un punto di vista culturale e solamente in un secondo momento pensare al lavoro. Peró questo discorso evidentemente non é valido a tutte le latitudini del mondo.

Oltre a Gassa abbiamo visitato anche i villaggi di Waka e Loma in occasione della celebrazione del Natale, dato che in Etiopia si celebra il 7 Gennaio, essendo il calendario ortodosso quello di riferimento.
Abbiamo anche avuto modo di passare una giornata a Tarcha, la città principale della regione del Dawro, nella quale abbiamo visitato l’asilo gestito dai Frati Cappuccini e la scuola in muratura appena costruita di fianco all’asilo (la scuola del progetto di “adotta la scuola” al quale abbiamo partecipato con Associazione Annachiara dal 2023). Le sfide educative in una regione del genere sono molteplici e complicatissime, é stato interessante vedere come viene gestito il rapporto con i genitori degli studenti e come studenti di varie religioni si mescolino nella scuola cattolica. Sicuramente un grande segno di speranza per il futuro!
Uno dei momenti piú forti di tutta l’esperienza é stata la visita al carcere di Tarcha.
Giunti nel carcere di Tarcha, nel bel mezzo del nulla, abbiamo avuto un momento di dialogo insieme ai carcerati nella cappella della prigione, per poi visitare insieme a loro l’ala maschile (circa 700 detenuti) e quella femminile (circa 30 detenute con i loro bambini). Le condizioni degli spazi comuni, tutti a cielo aperto, e delle camerate dove dormono i detenuti, ci hanno a dir poco impressionato, lasciandoci immersi in un alone di tristezza ed impotenza. Credo sia impossibile descrivere qui attraverso le parole quello che abbiamo visto e provato interiormente in quel momento. Nonostante ció abbiamo anche notato qualche nota positiva, come lo spirito fraterno tra i prigioneri, e la possibilità di studiare che hanno alcuni giovani detenuti.
Nell’ala femminile si respirava un altro clima rispetto all’ala maschile, forse per la presenza dei bambini l’impatto con quell’ala é stato piú “soft” rispetto che all’ala maschile (totalmente sovraffollata). Allo stesso tempo però l’avere scoperto che alcune donne sono li rinchiuse a scontare le pene dei propri mariti latitanti é stato alquanto sconvolgente, sia da un punto di vista umano che giuridico.
Infine, tra le tappe finali del nostro passaggio nel Dawro abbiamo fatto visita alla clinica di Dugga. A Bacho e Dugga esistono due cliniche gestite dai Frati Cappuccini e dal Medico Dott. Cenerini con la sua equipe. Abbiamo avuto modo di toccare con mano la semplicità di quelle cliniche e di farci raccontare in che condizioni di salute vive la popolazione locale. Sapere che le persone malate dei villaggi della zona sono costrette a camminare ore ed ore per poter giungere alla clinica piú vicina e poter essere visitati é stato un altro elemento che ci ha fatto capire quanto siamo fortunati noi che viviamo con tutti i servizi essenziali a portata di mano.

Ritorno in Italia
Dopo aver lasciato il Dawro abbiamo avuto la possibilitá di passare un’ultima serata di festa a Soddo insieme ai ragazzi dello Smiling Children. Con le lacrime agli occhi abbiamo poi dovuto salutarli per rimetterci in cammino per la capitale, Addis Ababa, da dove poi abbiamo ripreso l’aereo per tornare in Italia.
Ci sono viaggi ed esperienze che ti cambiano la vita, e sicuramente questo in Etiopia é stato uno di quelli.
Come sempre le persone che si incontrano in questi viaggi sono persone che lasciano il segno, sia dentro noi stessi sia nel mondo che stanno cercando di migliorare. Ho avuto la fortuna di vivere questa esperienza insieme ad un gruppo formato da persone meravigliose, che ho conosciuto per la prima volta proprio durante il viaggio. Ogniuno era li alla ricerca di qualcosa di profondo nel proprio cammino di vita, ed é stato estremamente bello entrare in contatto, creare connessioni profonde e condividere esperienze di vita, problemi, debolezze e sfide. Grazie in particolar modo alla guida di Fra Matteo, che ha saputo organizzare e condurre il gruppo ogni giorno con tanta passione ed affetto, abbiamo vissuto insieme un’esperienza che ci legherá per sempre.
Altre persone degne di nota conosciute durante il viaggio sono state:
Simone, un ragazzo di Pesaro, studente di Scienze Politiche, volontario allo Smiling Children (con l’associazione Ethiopia’s Street Children – Villaggio dei Ragazzi Sorridenti Onlus) che si sta formando per realizzare il suo sogno di diventare un educatore e che con grande cuore sta dedicando la sua vita a progetti come quello dello Smiling Children;
Wondessen, l’attuale responsabile dello Smiling Children, che con una passione ed un amore smisurato per i ragazzi di strada si sta dimostrando capace di compiere miracoli per loro e per il loro futuro. Dimostrando inoltre grandi doti organizzative ed imprenditoriali, si sta sacrificando per far si che questi ragazzi, suoi fratelli, possano vivere un presente gioioso ed un futuro dignitoso;
Tamrat, il responsabile della clinica di Dugga, infermiere in uno degli ospedali migliori dell’Etiopia, nonostante aveva davati a se una carriera brillante, ha deciso di accettare l’incarico di gestire la piccola clinica di Dugga, villaggio nel mezzo di una regione desolata. Essendo originario di lì si é sentito chiamato a restituire a quel territorio ció che di buono lui ha ricevuto nella sua vita;
Il Dottor. Cenerini, che ha dedicato ormai piú di 30 anni della sua vita a curare le persone piú bisognose in Africa, lasciandosi alle spalle le comoditá della vita a Bologna, immergendosi in territori dimenticati da tutti, portando un aiuto concreto e costante alle persone piú bisognose dell’Etiopia.
Piú che le parole, l’esempio di certe persone é ció che piú rimane impresso nel cuore e nella mente. Spero di poter diventare sempre piú simile a loro.




