Hai idea di quanti sono i bambini nelle zone di guerra? Un’enormità, purtroppo. Basti dire che, dal 2002, secondo i dati UNICEF (2018), circa un miliardo di bambini vive in 42 Paesi soggetti a conflitti armati. Questi bambini, ogni giorno, sono esposti a scene traumatiche, come cadaveri ed atti di violenza inaudita. Per non parlare poi dei molti casi in cui sono loro stessi a subire atti violenti…
Ci sono circa 250mila bambini attivamente coinvolti nei conflitti, ciò significa che imbracciano un fucile e sparano, oppure sono impiegati come messaggeri, spie, facchini, cuochi, ad ogni modo esposti alla crudeltà della guerra in prima persona.
Secondo le stime di Save the Children 24 milioni di bambini che vivono in zone di guerra dichiarano di soffrire di gravi disagi psicologici. Spesso veniamo giustamente impietositi e rattristati dalle grave ferite fisiche, spesso mortali, che subiscono i minori nei territori colpiti dalla guerra. Bombardamenti, attacchi aerei e ogni altro tipo di violenza ai quali sono continuamente esposti i minori che vivono nei territori colpiti dai conflitti armati, oltre a provocare effetti devastanti sul loro corpo, mettono a grave rischio anche la loro salute mentale.
I principali fattori che provocano disagio psicologico ai bambini
Save the Children nel rapporto “La strada verso la guarigione: supportare la salute mentale dei bambini nei conflitti” individua quali sono i 5 fattori capaci di causare il malessere psicologico nei bambini in guerra:
- Assistere agli orrori e alla violenza del conflitto. Esperienze di questo tipo possono diventare tormenti e ossessioni, come accade per tanti bambini siriani terrorizzati dal rumore di ogni aereo.
- Scarso accesso ai servizi di base e agli aiuti umanitari. Le guerre distruggono il tessuto economico e sociale che dovrebbe supportare il sano sviluppo di ogni bambino (scuola, sistema sanitario, sport, musica ecc.) e, purtroppo, sempre più spesso impediscono alle reti di sostegno di dare gli aiuti necessari in queste situazioni (come ad esempio le cure, il cibo, la protezione).
- Violenze, abusi e sfruttamento. Inevitabilmente aumentano i rischi di essere vittima di violenze (sessuali, domestiche, di genere, bullismo), sfruttamento (lavoro minorile) e di essere costretti ad imbracciare un fucile per finire arruolati in gruppi armati senza scrupoli. Senza contare che iniquità e vulnerabilità già esistenti in periodi di pace si inaspriscono enormemente durante la guerra.
- Paura del futuro. Il domani è incerto per i bambini in guerra e questo è fonte di stress e ansia. I pensieri che affollano le loro menti sono “la guerra potrebbe non finire”, “posso perdere i miei genitori”, “potrebbe non esserci più cibo”. La sovraesposizione allo stress e la prolungata attivazione del naturale sistema di risposta dell’organismo possono avere una serie di conseguenze negative e molto gravi sulla salute mentale dei minori, dalle quali riprendersi non è facile, specialmente se lasciati soli e senza l’appoggio necessario.
- Interruzione del sostegno e separazione dagli operatori. Lo sviluppo sociale e emotivo di ogni bambino è legato a una presenza costante, affettuosa e attenta degli adulti. Oltre ad essere separati dai propri familiari o, nei casi peggiori, rimanere orfani, c’è il rischio che i bambini possano essere “abbandonati” anche dagli operatori umanitari per interruzione delle attività della rete di sostegno oppure per problemi psicologici degli stessi. Infatti, è importante sottolineare come in situazioni del genere anche gli operatori possono subirne le terribili conseguenze, pregiudicando così la capacità di fornire l’adeguata assistenza al bambino. Così i minori si ritrovano soli, abbandonati, sofferenti e esposti ancor di più ai rischi di sfruttamento, rapimento e arruolamento nei corpi armati.
I disturbi e il malessere psicologico provocati da questi fattori possono influenzare lo sviluppo e il comportamento dei bambini e se non adeguatamente trattati in tempo rischiano di diventare problemi permanenti, “ferite” che difficilmente si potranno rimarginare in età adulta. Lo stress da disordine post-traumatico, in molti casi, è strettamente collegato all’aver vissuto in zone insanguinate dalle guerre. Le persone che hanno bisogno di aiuto per lasciarsi alle spalle gli orrori dei conflitti armati sono tante, e tra loro ci sono anche tanti minori.
Cause dello stress da disordine post-traumatico
L’acronimo PTSD sta per post-traumatic stress disorder. Si tratta di un insieme di sofferenze di tipo psicologico che possono conseguire a un avvenimento fortemente traumatico: stiamo parlando di violenza, che può essere fisica (come uccisioni e violenza sessuale) o anche psicologica.
Non a caso, lo stress da disordine post-traumatico è anche conosciuto con un nome molto significativo: nevrosi da guerra. Questo perché viene riscontrato, in maniera assidua, nei soldati che si sono trovati coinvolti in avvenimenti bellici di grande drammaticità. La nevrosi da guerra non risparmia nessuno… nemmeno i bambini…
Sintomi
Chi è soggetto a stress da disordine post-traumatico, di solito, manifesta i seguenti sintomi:
- Pensieri inquietanti e disturbati, legati all’evento traumatico;
- Disagio mentale o fisico;
- Allontanamento da tutto ciò che possa, anche solo lontanamente, rievocare la situazione traumatica;
- Stato di “assenza”, qualcosa di molto simile allo stordimento;
- Attitudine a “rivivere” l’evento traumatico;
- Incubi ricorrenti, di solito legati all’evento traumatico.
Sintomi impossibili da gestire per un bambino lasciato solo, senza l’attenzione e le cure di personale specializzato oltre che delle persone che dovrebbero essergli accanto (spesso portate via dagli avvenimenti drammatici che stanno alla base del problema).
Aiutare questi bambini
Abbiamo spiegato in numeri all’inizio di questo articolo per quanti bambini i traumi psicologici dovuti alla guerra rischiano di diventare patologie che li accompagneranno per tutta la vita. In modo concreto, quindi, ecco come ACTIONAID ci spiega in che maniera è possibile aiutarli:
- Creando degli appositi centri dove possono ricevere tutto l’aiuto psicologico di cui hanno bisogno;
- Supportando le loro famiglie che hanno bisogno di protezione nelle zone di guerra;
- Facendo in modo che, nel minor tempo possibile, riprendano con una vita che possa definirsi normale.
Per tutto ciò è fondamentale aiutare ed interessarci attivamente alle iniziative sul campo delle associazioni internazionali come Save the Children e Actionaid.

Senz’altro è urgente l’aiuto umanitario per aiutare i bambini a sopravvivere ed a curarsi fisicamente dalle guerre, però non è sufficiente per garantire il loro benessere integrale, è necessario anche un intervento di appoggio psicologico per far sì che possano riprendersi fino in fondo da tali traumi enormi, e poter così riprendere il cammino della loro vita con il cuore pieno di speranza e con la mente libera dai traumi che non potrebbero lasciarli vivere in modo degno e libero.