
La Crèche di Betlemme è un orfanotrofio unico nel suo genere. A fine 1800 le Figlie della Carità arrivate in Palestina si sono date da fare per occuparsi dei problemi sociali più urgenti dell’area di Betlemme, in particolare lo stato di abbandono degli anziani e la povertà estrema di alcune persone sono state le attività al centro delle loro attenzioni durante molti anni. Grazie alla loro presenza sul territorio sono sempre state in grado di adattarsi alle necessità più importanti del momento, ed è per questo che da più di 15 anni hanno iniziato ad occuparsi della fascia più debole ed indifesa della popolazione palestinese: i bambini orfani abbandonati.
I bambini che trovano riparo ed accoglienza nella Crèche di Betlemme sono infatti orfani molto speciali, orfani che purtroppo fin dal momento della nascita si trovano a dover sfidare la morte a causa dello stato di abbandono nel quale vengono lasciati dalle madri subito dopo il parto. Questi bambini sono figli di relazioni “illegittime”, ossia vengono concepiti fuori dal matrimonio, di conseguenza nella società palestinese la donna rimasta incinta a causa di una relazione extra-matrimoniale o pre-matrimoniale soffre gravissime esclusioni e addirittura potrebbe arrivare ad essere uccisa dai suoi stessi parenti a causa della “vergogna” arrecata alla famiglia.
Queste donne quindi quando realizzano di essere incinte trovano il modo di allontanarsi da casa per il tempo della gravidanza, ed una volta partorito il figlio con mezzi di fortuna sono costrette ad abbandonarlo. Questi bambini vengono abbandonati ai lati della strada, in cespugli, fuori dalle moschee, e fin dal primo momento della loro vita inizia la loro lotta per l’esistenza. Molte volte le formiche od i cani randagi trovano questi neonati abbandonati prima che qualche persona o la polizia possa accorgersi della loro presenza, perciò molto spesso i neonati arrivano alla Crèche in bilico tra la vita e la morte, e la Crèche rappresenta l’unica ancora di salvezza ed il primo soccorso per la la loro sopravvivenza.

La polizia e le autorità locali quando trovano questi bambini abbandonati li portano direttamente alla Crèche, la Crèche è infatti l’unico luogo in tutto il paese disposto a prendersi cura di questi piccoli indifesi, dato che essendo figli “illegittimi” non appartengono a nessuna famiglia e di conseguenza sono esclusi dalla società palestinese, la Crèche è l’unica casa che hanno, l’unico appoggio, l’unica famiglia, le uniche braccia spalancate pronti a riceverli ed amarli.
Nella realtà contemporanea palestinese un individuo è membro della società perché è membro di una famiglia, non conta l’individualità bensì conta il sangue, l’appartenenza al clan famigliare, essendo le famiglie che formano la società palestinese e non viceversa. Di conseguenza essere persone venute al mondo in modo “illegittimo” comporta una serie di esclusioni e discriminazioni enormi, questi bambini non potranno mai essere considerarti al pari delle altre persone, non potranno mai essere completamente protetti ed integrati nella loro società, sono destinati ad una vita da persone di serie b, marchiati fin dalla nascita per il fatto di non essere riconosciuti come membri di nessuna famiglia. A ciò si aggiunge il complicatissimo scenario politico locale, i territori palestinesi sono controllati dalle autorità israeliane, ottenere il certificato di nascita ed il documento di identità di questi bambini da parte delle autorità israeliane spesso richiede anni, se non decenni, complice anche l’astio nei confronti di questi bambini delle autorità locali palestinesi che troppo spesso non collaborano e ritardano anni ed anni l’invio della documentazione alle autorità israeliane.
In questo scenario la Crèche opera con l’unico obbiettivo di prendersi cura al meglio di questi piccoli esseri umani esclusi da tutto e tutti!
La Crèche è una struttura che si trova nel cuore di Betlemme, cittadina al ridosso del muro che divide Israele dalla Palestina, oltre ad essere una struttura di accoglienza di questi bambini offre anche un servizio di asilo per gli stessi bambini della Crèche e per i bambini delle famiglie locali. Questo servizio di asilo fa si che questi bambini possano avere amici anche al di fuori della Crèche ed allo stesso tempo è uno strumento di integrazione sociale e di collaborazione con le famiglie del posto più sensibili, le quali possono conoscere e toccare concretamente la realtà di questo orfanotrofio e di questi bambini. (Attualmente al’interno della Crèche esiste anche un progetto di riabilitazione psicologica per aiutare questi bambini a superare i gravi traumi dell’abbandono e dell’immane sofferenza fisica e psicologica subita da neonati).


Gi orfani abbandonati rimangono all’interno della Crèche fino ai 6 anni, alcuni di questi bambini riescono ad essere dati in affido a famiglie palestinesi locali tramite il sistema della “kafala”, l’affido tipico dei paesi musulmani, purtroppo non equivale ad una adozione, questi bimbi non diventeranno figli a tutti gli effetti sociali e giuridici delle famiglie che li prendono in affido, ma almeno entreranno nel sistema di protezione di una famiglia che si prenderà cura di tutte le loro necessità fino al compimento dei 18 anni.
I bambini che non vengono dati in affido invece dai 6 anni in poi vengono presi a carico del sistema sociale palestinese e spostati in strutture per bambini dai 6 ai 14 anni, come il Villaggio S.O.S. di Betlemme, nel quale potranno vivere all’interno di una casa con una donna che fa le veci della mamma ed altri bambini che arrivano da condizioni complicate, in ogni casetta vivono una madre con 5/6 bambini. Dopo questa tappa nei villaggi S.O.S. il sistema sociale palestinese li trasferisce in appartamenti divisi in ragazzi e ragazze, e da li inizierà probabilmente la parte più ardua della loro vita, vita come abbiamo visto fin dagli albori piena di complicazioni e sfide tremende.


Harikoa si prefigge l’obbiettivo da un lato di aiutare concretamente la realtà della Crèche tramite una raccolta fondi annuale in vista del Natale, e dall’altro di aiutare quei bambini della Crèche che non hanno avuto la possibilità di essere dati in affido di poter accedere ad un corso di studi una volta diventanti adolescenti/giovani adulti, essendo fermamente convinti che un’ educazione di alto livello possa senz’altro aprire opportunità importanti per permettergli di vivere una vita dignitosa e per poter realizzare i propri sogni più profondi nonostante il contesto nel quale siano venuti al mondo ed al quale sono costretti a far fronte per tutta la loro vita, anche questi bambini hanno il diritto di sognare in grande e poter lavorare per realizzare i propri sogni.


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